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Storia, tracce, verità: anche questione di circostanza e caso

Le tracce non vanno le une sopra le altre,
perché sul cammino fatto quelle sopra non lasciano il segno.
Ammettono però percorsi nuovi,
in quanto del passato sono la memoria delle cose belle da portare nel futuro.
Una memoria senza tracce finisce infatti con l’essere la negazione
della “storia come madre della verità”,
presupponendo tale affermazione l’idea che la verità storica non è ciò che avvenne,
ma ciò che giudichiamo avvenne e ciò che raccontiamo.

Tracce dunque; senza per questo voler ridurre la storia a cronaca,
aneddotica, agiografia o celebrazione,
perché «il rischio di un fatto esagerato ‒ ammoniva Luciano ‒ rende sospetto il resto dell’impresa».
Ecco allora i fatti per come vissuti e percepiti.

Claudio Angaran è persona che legge e ascolta musica: colleziona prime edizioni (di libri), frequenta circoli (letterari) e si riserva il posto ai concerti dei maestri d’orchestra contemporanei. Tempo fa, lo aveva colpito il saggio di un filosofo francese perché pareva avere invaso il suo mondo del lavoro e del vissuto personale: “l’andare a piedi”. Si consideri ora che per chi fa scarpe, lui direttore del Calzaturificio Zamberlan, leggere come il predicato dell’umile azione (camminare) assurgesse a riflessione filosofica sembrò il riscatto di un azione e del congiunto mestiere ancora legato alla produzione di oggetti d’uso quotidiani. Pur concettualmente ad alto contenuto estetico. Accadde così che “andare a piedi” (oltreché in bicicletta per scoprire bellezze e identità dei luoghi) rendeva nobile a Claudio quanto nei secoli era stato per l’uomo evoluzione (passo eretto), sopravvivenza (fuga), conquista (marce delle legioni), lavoro servile (tragitti), devozione e penitenza (itinerario), esplorazione (viaggio), outdoor (cammino), tempo libero (passeggio) e terapia (percorso). Di conseguenza, mi anticipò l’idea che anche i “cammini” (perché no!) avrebbero dovuto aspirare a essere oggetto di premio letterario. Idea su cui dopo averci personalmente riflettuto nelle camminate d’autunno divenne, prima, materia d’incontro tra me e Claudio nel novembre 2021 e dopo, a seguito della presentazione di Un mondo fatto di scarpe al Podere La Torre di Schio, elaborazione di progetto da raccontare ai signori Zamberlan.

Una prima bozza di “premio dedicato ai racconti brevi sul cammino” fu così stesa il 31 gennaio 2022 insieme a Claudio e presentata un mese dopo (25 febbraio) ai signori Marco e Maria Zamberlan, i quali ne hanno da subito apprezzato l’unicità e l’originale format che bene esprimeva l’identità storica del Calzaturificio e del territorio circostante. Marco e Maria, oltretutto, provenivano l’uno da un esercizio agonistico di sport montani e d’esperienza organizzativa di tre spedizioni alpinistiche sulle più alte montagne del mondo, e l’altra da una educazione cosmopolita diventata una sola cosa con la tradizione etico-sociale dell’azienda di famiglia e del progetto Epic Women.

Da quel momento in poi è stato un limare, sistemare e ritoccare, perché se da un lato Claudio (in qualità di Direttore Responsabile del Premio) indicava ed economizzava, io scrivevo, contattavo e organizzavo. E ad ogni incontro, nei mesi che seguirono, fu il continuo aggiungere o levare di virgole e di postille per specificare i contenuti del progetto. Poi, quel martedì 17 maggio, ci siamo tutti incontrati alle ore 20.00 al Podere la Torre e deciso, lì, il futuro del Premio.

Nel grande salone, tra poltrone, sofà e grandi lampadari c’è stato quella sera l’avvicinamento di estranei, la diluizione di parole, l’affinità cercata e negoziata e, grazie ai segnali intercettati da Silvia, la conclusiva distensione e intesa del gruppo che si componeva davanti ad un risotto con gli asparagi.

Il resto sono state telefonate e resoconti per meglio definire ruoli e modalità di coinvolgimento: incontri a due, incontri a tre e incontri con ciascuno per placare i dubbi che sempre accompagnano qualcosa di nuovo che si aggiunge alle vite di ciascuno. Partendo naturalmente dal presupposto che il come costruivamo e narravamo il Premio sarebbe durato nel tempo e restato a futura memoria. Ci piace infatti pensare che la cosa bella di un racconto breve di gente in cammino, rispetto a ciò che suoni e immagini stimolano, è che le sue lettere formino parole e che quelle parole formino espressioni; le quali una dietro l’altra, sul sottile foglio di carta, hanno nei secoli alimentato pensieri e creato immagini per la mente.

Il Coordinatore del Premio Zamberlan
Claudio Ruggiero

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